“Oggi sentiamo, con tanta gratitudine al Signore, di poter riconoscere che don Peppe Diana ha vissuto come una persona che ha saputo e ha potuto dire ‘Io sono’. Lo ha detto davanti a Dio e davanti agli uomini. Lo ha detto nei momenti, a volte impetuosi, della sua ricerca vocazionale e lo ha detto nel suo cammino di maturazione pastorale, fino al momento culminante della sua esistenza terrena. Perché, come tanti di voi qui presenti potete attestare, c’è sempre una maturazione, uno sviluppo del proprio essere ‘padri’”. Lo ha detto, oggi, il vescovo di Aversa, mons. Angelo Spinillo, nella messa, celebrata nella chiesa di San Nicola di Bari, a Casal di Principe, per il XXVII anniversario dell’uccisione di don Peppe Diana, per mano della camorra.
“Un sacerdote, un padre spirituale prende consapevolezza e matura il suo essere padre, il suo essere pastore, la sua presenza ed azione pastorale man mano che cresce nella conoscenza, nell’esperienza della vita della sua comunità e delle persone con cui vive, come Chiesa, il cammino incontro al regno di Dio – ha aggiunto il presule -. Poter dire ‘Io sono’, allora, come ha fatto don Peppino Diana, implica una consapevole risposta alla voce del Dio della vita, del Dio che chiama a prendersi cura, a partecipare totalmente della sua volontà, ad essere protagonisti responsabili della vita che ci è stata donata, desiderosi di partecipare all’opera del Creatore e all’offerta del Redentore per risorgere con Lui come umanità nuova”.
Il vescovo ha auspicato che “il poterci impegnare tutti a conoscere meglio la persona di don Peppe, la sua esperienza vocazionale, il suo maturare nella fede e nella tensione pastorale fino a poter ripetere, insieme con i confratelli sacerdoti della Forania, e fare proprie le parole di Dio: ‘Per amore del mio popolo’ (cfr. Is 62,1), possa davvero aiutarci ad aprire l’anima alla presenza di Dio, a sentire di essere viventi davanti a Lui che è il Vivente e accogliere e sentire come grazia grande l’essere chiamati a collaborare, in qualunque modo o ruolo sociale o ecclesiale, con la carità del Padre per la vita del mondo”.
Mons. Spinillo ha concluso con le parole di Papa Francesco in “Patris corde”, nelle quali “sembrano risuonare gli inviti alla responsabilità verso la vita della società civile e dell’umanità che leggiamo ancora nel documento intitolato appunto ‘Per amore del mio popolo’ (Natale 1991)”: “Lungi da noi il pensare che credere significhi trovare facili soluzioni consolatorie. La fede che ci ha insegnato Cristo è, invece, quella che vediamo in San Giuseppe, che non cerca scorciatoie, ma affronta ‘ad occhi aperti’ quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità”.