“Il tema della piena occupazione e il diritto-dovere al lavoro, affermati dall’art. 4 della Costituzione, non sono un tabù: va rimesso in gioco il lavoro”. Così si è espresso il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, durante il Consiglio nazionale delle Acli in cui ha tracciato le linee del suo mandato. “Le Acli – ha affermato – devono battersi per un lavoro dignitoso e contro il lavoro povero da intendere in molti sensi: non soltanto nella sua dimensione retributiva, ma anche dal punto di vista relazionale, qualitativo, formativo e di crescita, in quanto in esso la carenza o la debolezza di diritti, collettivi e individuali, inibisce l’ordinato sviluppo della persona umana e della stessa società”. Per Manfredonia “non bastano misure volte a sostenere i lavoratori colpiti dalla crisi e la garanzia di un reddito per i cittadini, se quello che manca è l’occupazione. Purtroppo mancano anche servizi per il lavoro, investimenti in formazione iniziale e formazione continua. Il Next Generation Eu, fuori da ogni retorica, dev’essere il cacciavite per sistemare o scardinare quei meccanismi inceppati da decenni”.
“Il dibattito sulla governance del sistema di welfare post-emergenza sanitaria deve fuoriuscire dalla diatriba tra pubblico e privato – ha aggiunto Manfredonia – e sperimentare un assetto più inclusivo e pluralista. Dobbiamo lavorare alla costruzione di un welfare pubblico, costruito insieme alla comunità, regolato da intrecci creativi e da una governance aperta, sostenuto dalla co-progettazione che coinvolga attori diversi: dal volontariato al Terzo settore, dal privato al pubblico”.