“Noi accompagniamo tutti, ma dobbiamo distinguere tra sacramento del matrimonio e unioni civili, quando parliamo di benedizione”. Così il card. Kevin J. Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha risposto alla domanda di un giornalista in merito al recente “Responsum” della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha stabilito che “la Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso”. “È molto importante capire che la vita pastorale della Chiesa è aperta a tutte le persone: è essenziale aprire i nostri cuori per ricevere e accompagnare tutte le persone, in ogni stadio della loro vita e nelle differenti situazioni di vita”, ha detto il cardinale durante la conferenza stampa di presentazione dell’Anno “Famiglia Amoris Laetitia”. “A volte – ha però precisato – facciamo fatica a capire le distinzioni. L’Amoris Laetitia parla di ‘sacramento del matrimonio’, non parla di unioni civili o di altre forme di matrimonio. Ciò non significa che tutti coloro che non sono uniti dal sacramento del matrimonio non ricevano la cura e l’attenzione pastorale Chiesa”. “Ci sono molte situazioni differenti nel mondo di oggi”, ha proseguito Farrell: “Ci sono fedeli che non partecipano alla vita sacramentale, ma non significa che non debbano essere accompagnati”. La benedizione, ha poi ricordato il porporato, “è qualcosa di sacramentale e riferito al sacramento. Per questo può essere difficile da capire”. “Nessuno deve essere mai escluso dalla cura pastorale della Chiesa”, ha spiegato Farrell, sottolineando che l’apertura della Chiesa a tutti è molto presente, concretamente, nella prassi pastorale: “Molte diocesi hanno programmi, organizzazioni, movimenti che lavorano con coppie dello stesso sesso e continuano a lavorare ogni giorno con loro per accompagnarli, così come avviene con i divorziati risposati”.