A gennaio 2021 si stima una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le esportazioni (+2,3%) che per le importazioni (+1,2%). L’incremento su base mensile dell’export è dovuto, in particolare, all’aumento delle vendite verso l’area Ue (+4,0%) mentre quello verso i mercati extra Ue è contenuto (+0,4%). Lo scrive l’Istat nella nota sul commercio con l’estero e prezzi all’import relativa a gennaio 2021.
Nel trimestre novembre 2020-gennaio 2021, rispetto ai tre mesi precedenti – segnala l’Istituto di statistica -, l’export cresce del 2,4%; contribuiscono per circa due terzi le maggiori vendite di beni intermedi. Nello stesso periodo, l’import aumenta del 3,4%. A gennaio 2021, l’export torna a diminuire su base annua (-8,5%, da +3,3% di dicembre 2020); la flessione è ampia e dovuta alla contrazione delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-12,7%) sia, in misura minore, verso l’area Ue (-4,7%). L’import segna una flessione dell’11,6% (da -1,7% di dicembre dello scorso anno), determinata soprattutto dalla caduta degli acquisti dall’area extra Ue (-18,3%). Tra i settori che contribuiscono maggiormente alla diminuzione tendenziale dell’export, articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (-23,1%), prodotti petroliferi raffinati (-36,5%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-17,1%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-9,0%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (-7,2%). Su base annua, i Paesi che contribuiscono in misura più ampia alla flessione dell’export sono Stati Uniti (-20,6%), Regno Unito (-37,4%), Francia (-7,0%) e paesi Opec (-17,4%). Le vendite verso Cina (+29,2%), Polonia (+5,8%) risultano in crescita. “Su base annua, l’export torna a registrare una flessione ampia, cui contribuisce in particolare la contrazione delle vendite di beni strumentali e beni di consumo non durevoli – commenta l’Istat -. L’import segna un aumento congiunturale più contenuto mentre si accentua la flessione tendenziale, per effetto soprattutto della forte riduzione degli acquisti di energia e beni di consumo non durevoli”.