Limitare gli effetti sproporzionati della pandemia da Covid-19 sui gruppi vulnerabili; la lotta contro il razzismo profondamente radicato nella vita pubblica; la lotta contro l’antisemitismo e il razzismo anti-musulmano, scatenato da attentati come quello di Nizza o Vienna, la protezione dei diritti umani delle persone Lgbti: queste sono le quattro principali sfide registrate dalla Commissione contro il razzismo del Consiglio d’Europa (Ecri) nel suo rapporto annuale 2020 pubblicato oggi, in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale del 21 marzo. E forti sono le parole usate da Maria Daniella Marouda, presidente Ecri: la crisi legata al Covid 19 “ha provocato una regressione globale dei diritti umani in Europa”, ha “evidenziato e aggravato le disuguaglianze strutturali nella quasi totalità di ambiti, in particolare per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, al lavoro, all’alloggio e alla salute”, ha spiegato. “Colpiti in modo sproporzionato dalla pandemia” sono stati i rom, in particolare per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, i migranti e richiedenti asilo, soprattutto coloro che sono arrivati durante la pandemia o gli irregolari; ma a subire vessazioni anche i giovani Lgbti: chi si è trovato senza lavoro e costretto a tornare dai genitori, a volte in un clima di famiglia fobico, è stato esposto al rifiuto e alla violenza (aumentate considerevole dalle richieste di aiuto tramite hotline). A questo si aggiunge “il movimento di ostilità ai diritti umani delle persone Lgbti, alimentato dalla retorica populista omofobica e transfobica e dall’ascesa del cosiddetto movimento anti-genere”. E poi ancora il movimento “Black lives matter” che ha trovato risonanza anche in Europa perché il cosiddetto “razzismo istituzionale”, “nascosto o palese, si riflette nelle politiche, procedure, operazioni e cultura delle istituzioni pubbliche e private”, denuncia il rapporto.