Colombia: vescovi e organizzazioni indigene su grave situazione umanitaria nel Nordovest, “serve intervento dello Stato”

(Foto: Conferenza episcopale colombiana)

“Il genocidio in Colombia non si è fermato”. È forte il grido d’allarme che arriva dalle organizzazioni indigene della Colombia nord-occidentale, tra i dipartimenti di Antioquia e Chocó. Tale allarme è risuonato ieri nella sede della Conferenza episcopale colombiana, nel corso di una conferenza stampa, alla quale erano presenti mons. Luis José Rueda, arcivescovo di Bogotá e primate di Colombia; mons. Juan Carlos Barreto, vescovo di Quibdó, e mons. Hugo Alberto Torres, vescovo di Apartadó, insieme a Germán Valencia, rappresentante dell’Organizzazione nazionale indigena (Onic) e Amelicia Santacruz, dell’Organizzazione indigena di Antioquia (Oia). Si è parlato soprattutto della grave emergenza umanitaria vissuta dalle comunità indigene insediate nel municipio di Murindó, in Antioquia.
La conferenza stampa, infatti, è stata convocata per tracciare un bilancio della missione umanitaria svolta a Murindó, dal 7 all’11 marzo, dalle delegazioni delle diocesi di Quibdó e Apartadó e da altre organizzazioni “campesine”, indigene e attive nel campo dei diritti umani.
La zona è da tempo teatro di contesa tra la guerriglia marxista dell’Eln e il gruppo paramilitare del Clan del Golfo (Autodefensas gaitanistas de Colombia) per il controllo del territorio e delle rotte del narcotraffico e di altri traffici illegali. Sono circa 2.200 gli indigeni che si trovano in situazione di emergenza umanitaria, esposti a violenze quotidiane.
Di fronte a questa situazione, la Chiesa e le organizzazioni sociali invitano lo Stato a rispondere a questi attacchi contro la popolazione indigena: “Serve un intervento dello Stato che garantisca diritti sociali, aiuti umanitari urgenti, sminamento territoriale e protezione collettiva che permetta agli indigeni di vivere in tranquillità nei loro ambienti culturali”, si legge nel comunicato letto nella conferenza stampa.
Tra le richieste espresse durante la conferenza stampa, quella di un cessate-il-fuoco per arrivare a un accordo umanitario, ma anche quella, rivolta al Governo, di riaprire negoziati di pace con le organizzazioni armate e in particolare con l’Eln. Viene poi lanciato uno specifico appello alla guerriglia perché proceda con lo sminamento di edifici, scuole, strade e campi e che si impegni a non installare più mine antiuomo”.

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