Oggi “c’è un grande desiderio di famiglia, ma tanto timore di fronte alla scelta del matrimonio”. Ecco perché “la Chiesa deve essere preparata, entrare con delicatezza nelle questioni più gravose delle famiglie, sapendole accompagnare”, ripartendo “dai fondamenti della fede per condurre i bambini e i giovani nella scoperta della bellezza di una vocazione: il matrimonio”. Lo ha detto Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione dell’Anno famiglia Amoris Laetitia, trasmessa in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede. “L’anniversario di Amoris Laetitia non è la mera commemorazione di un testo scritto, ma l’opportunità concreta per dare un rinnovato impulso alla sua applicazione pastorale”, ha fatto notare la relatrice: “Negli ultimi anni si è pensato e scritto molto sull’esortazione apostolica: si sono pubblicati libri e compiute grandi riflessioni dottrinali. Ora è tempo di agire. Amoris Laetitia ha molto da dirci”. A questo proposito, il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita ha proposto dodici possibili percorsi, “affinché ogni realtà ecclesiale sia sollecitata a prendere l’iniziativa almeno in alcuni ambiti della pastorale familiare”. “Sono proposte che abbiamo messo insieme a partire dalle necessità concrete che emergono dalla pastorale familiare di tutto il mondo e con lo sguardo di Amoris Laetitia”, ha spiegato Gambino: “Il criterio: rendere trasversali i progetti pastorali, affinché non ci siano più compartimenti stagni. Accompagnare i bambini, i giovani, i fidanzati, gli sposi e gli anziani dovrebbe avvenire alla luce di una visione integrale e unitaria della pianificazione pastorale, che può rivelarsi fonte di grande creatività. Mettere in dialogo gli operatori pastorali di aree diverse, agire in uno spirito sinodale, è importante per dare continuità e gradualità al percorso di crescita nella fede dei laici”. “Se si desse, per esempio, un taglio vocazionale ai percorsi catechetici per bambini, continuando a seguirli dopo la comunione e la cresima con una formazione remota alla vocazione sponsale, in molti contesti pastorali si potrebbe evitare il rischio di perdere per strada tanti giovanissimi, che dopo la prima comunione non si fanno più vivi in Chiesa”, la proposta della relatrice: “Non perché siano davvero disinteressati, ma perché nulla viene più offerto, né a loro né ai genitori, per accompagnarli nella crescita spirituale dei figli”.