Paesi nordici: vescovi contrari a proposta di legge danese su traduzione sermoni e misure anti-Covid nelle chiese. “Crescono risentimento e preoccupazione”

La Conferenza episcopale dei Paesi nordici fa quadrato attorno alla Chiesa cattolica in Danimarca e ha inviato una lettera al governo danese in cui “protesta” riguardo la prevista legge sulla traduzione obbligatoria dei sermoni e prediche tenuti in lingue diverse dal danese. A riferirlo è un comunicato della Conferenza episcopale che oggi ha concluso i lavori della sua assemblea plenaria (in videoconferenza). “È un’imposizione che contraddice la tradizione di tolleranza e libertà di cui la Danimarca è molto orgogliosa”, si legge nella lettera, e “il disegno di legge è una grave restrizione alla libertà religiosa”. La richiesta dei vescovi è quindi di ritirare la proposta di legge, anche perché comunque è “estremamente dubbio che vengano rese disponibili prediche dal contenuto sovversivo”, proprio quelle che sono oggetto della proposta di legge. Nella loro riunione i vescovi si sono confrontati anche sul tema della pandemia e delle restrizioni che “impediscono la celebrazione dei servizi religiosi” e che fin qui sono state seguite. Tuttavia, si legge nella nota, “il risentimento e la preoccupazione crescono tra vescovi, sacerdoti e credenti per quanto riguarda il se e come potranno essere celebrate le liturgie” della Pasqua: il limite dei 30 minuti in Danimarca o l’assenza di fedeli a Oslo “non sono misure comprensibili, se per contro sono consentite manifestazioni o i parchi divertimento sono aperti”.

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