“Entro con discrezione nelle vostre case, semplicemente per condividere il vostro dolore, perché non vi sentiate soli. Siamo in molti ‒ ci sono pure io ‒ che in questi mesi”, tra i 103.000 morti per Covid-19 in Italia, “annoverano i loro parenti”. Lo scrive mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, nella lettera indirizzata a tutte le famiglie che hanno perso un parente a causa del Covid-19. “Una lunga ‘litania’ di nomi – osserva il presule –. Perdere una persona cara è sempre un dolore. Ci può restare, alla notizia della sua morte, la consolazione di poterlo vegliare, di poter mettere nella sua bara, oltre a quegli effetti personali che vogliamo ‘riposino’ accanto a loro, anche i nostri sguardi carichi di nostalgia e di riconoscenza”.
Osservando che “se ne sono andati in silenzio, in stanze di ospedale, circondati da tanta cura, ma non con noi accanto”, il vescovo afferma che “sono ‘partiti’ con la delicatezza di chi non vuole turbare e dare fastidio, proprio come tanti di loro sono vissuti”. “Sono morte persone anziane, fragili nella loro età, sono morte persone più giovani, nel pieno della loro maturità, quando la loro esistenza stava portando quei frutti che può gustare, come nella bella stagione, una famiglia, l’intera società, la Chiesa”. Da mons. Renna gratitudine a medici, infermieri e a personale sanitario che, “con tenacia, a volte con pochi mezzi, hanno curato, accompagnato, pianto questi nostri cari come se fossero loro congiunti”. Quindi, l’attenzione su tre verbi: condividere, pregare, farsi carico del futuro. “I più giovani, se vogliono davvero bene alla vita dei nonni, la smettano una buona volta con la movida, che non può essere la preoccupazione maggiore mentre i nostri cari muoiono e tanti giovani sono morti a causa di essa: è ora di cambiare stili di vita! È il tempo di prendersi cura dei più fragili e di essere gli architetti di un mondo ed una società più vivibili. Ora, cari giovani, tocca a voi, remare verso il futuro dell’umanità e del pianeta!”.