Siria: salesiani, “in 10 anni di guerra dolore e sofferenza, ma anche speranza e pace”

“Non lasciare soli i giovani e le loro famiglie”: è lo spirito con cui i salesiani in Siria hanno vissuto questo decennio di guerra lavorando per formare “una grande famiglia di bambini, giovani e adulti intorno alla figura di Don Bosco”. Nonostante la devastazione i loro ambienti sono considerati “oasi di pace”. Non ci sono più i bombardamenti nelle grandi città, come qualche anno fa, ma la scia di distruzione, morte, feriti e sfollati è infinita, riferisce l’agenzia salesiana Ans. “I salesiani in tutto questo tempo hanno deciso di rimanere in Siria e mantenere aperte le loro opere, a Damasco, Aleppo e Kafroun. I bambini siriani non capivano come mai, avendo un passaporto straniero e potendo lasciare il Paese, rimanessero; ma quando hanno risposto loro che la famiglia non si abbandona mai, hanno capito che nell’ordinario si possono fare cose straordinarie”, spiega l’ispettore dei salesiani in Medio Oriente, don Alejandro León. “In Siria tutti piangiamo un familiare o un amico ucciso dalle bombe”, aggiunge il salesiano don Pier Jabloyan. Tuttavia, la speranza è sempre stata più forte della guerra e la cultura della pace ha trasformato gli ambienti salesiani in oasi. Questa atmosfera di famiglia, riferisce Ans, “ha contribuito a unire tutta la comunità cristiana di Aleppo e Damasco, anche nelle situazioni peggiori, e ha moltiplicato la fede dei giovani e delle loro famiglie”. Attualmente, a Damasco ci sono 1.200 minori, adolescenti, giovani e anche gruppi di adulti attivi presso la casa salesiana; mentre ad Aleppo ci sono stati fino a 1.000 giovani di diverse confessioni cristiane. Il risultato è stato una grande famiglia che si è aiutata a vicenda, che è rimasta sempre in contatto e che ha rafforzato la sua fede in mezzo alle difficoltà. “Gli aiuti non sono mai venuti meno e grazie al sostegno economico di molte organizzazioni salesiane, e anche grazie alla preghiera e alla vicinanza, i salesiani di Aleppo, Damasco e Kafroun continuano ad aiutare i bambini con corsi di recupero, laboratori di teatro e attività sportive e ricreative. Anche durante la pandemia, che ancora una volta ha portato la popolazione al limite e ha generato una nuova emergenza per la mancanza di lavoro e di risorse”. “I siriani – conclude Ans – chiedono a gran voce una pace definitiva e duratura per poter cominciare a ricostruire il loro Paese e le loro vite”.

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