A dieci anni dall’inizio del conflitto in Siria, nella sequela dell’enciclica “Fratelli tutti”, occorre che “ognuno faccia la sua parte perché si depongano le armi e, nel contempo, si faciliti la consegna degli aiuti umanitari”. Lo afferma Francesco Garofalo, presidente del Centro studi “Giorgio La Pira” di Cassano all’Jonio.
“Bisogna fare in modo che i beni di prima necessità per la sopravvivenza di quasi 14 milioni di siriani raggiungano la destinazione per soddisfare le esigenze della popolazione sofferente, attese le sanzioni imposte alla Siria. È un percorso pieno di ostacoli – prosegue Garofalo -, ma l’unica strada percorribile rimane la forza del dialogo, per costruire semi di pace, affinché l’agire violento non venga più percepito come una necessità, di cui non ci si può liberare”. Tutto questo “richiede più coraggio, attraverso la forza della preghiera, come auspicato da Papa Francesco, nel suo ultimo viaggio in Iraq”. Nel richiamare le parole di Paolo VI nel Discorso alle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1965 – “Non più gli uni contro gli altri, non più, mai!… non più la guerra, non più la guerra!’. La pace si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità” – e il suo Messaggio per Giornata mondiale della pace 1976, Garofalo conclude: “Si passi dal ‘deserto’ alla ‘terra promessa’, secondo la profezia di Giorgio La Pira”.