Ci sono anche un catechista e un laico responsabile della chiesa del villaggio di Mutiliti, comune di Bulongo, tra le 15 persone massacrate a colpi di machete domenica 14 marzo dai ribelli dell’Adf (Forze democratiche alleate) nel territorio di Beni, Nord Kivu, la regione della Repubblica democratica del Congo dove è stato ucciso il 22 febbraio scorso l’ambasciatore Luca Attanasio insieme al carabiniere e all’autista. Lo riferiscono al Sir fonti ecclesiali locali, documentando i fatti con drammatiche foto – non pubblicabili – di persone con teste decapitate. Il gruppo armato ha saccheggiato le case e rubato il bestiame degli abitanti di Bulongo. I giovani del posto hanno organizzato manifestazioni di protesta spontanee contro la violenza ma l’esercito ha sparato, con un morto e numerosi feriti. A causa della psicosi generalizzata molte famiglie sono fuggite verso Kasindi, alla frontiera tra la Repubblica democratica del Congo e l’Uganda, informa la radio della diocesi di Butembo-Beni. “Se nemmeno il martirio di un ambasciatore italiano porta la comunità internazionale a fermare questa carneficina – commenta al Sir padre Robert Kasereka Ngongi, sacerdote della diocesi di Butembo-Beni che vive a Roma – significa che i congolesi sono condannati a sparire dalla faccia della terra per colpa delle risorse naturali del Congo. La maggior parte dei media occidentali tacciono”.