“La Conferenza episcopale portoghese accoglie con favore la sentenza della Corte costituzionale, che dichiara incostituzionale la legge dell’Assemblea della Repubblica che approva l’eutanasia e il suicidio assistito”. Così hanno scritto i vescovi portoghesi in risposta alla pubblicazione del responso del più alto organismo di garanzia costituzionale, interpellato dal presidente della Repubblica portoghese il 18 febbraio scorso per un “parere preventivo” sul testo di legge approvato in Parlamento il 29 gennaio. La sentenza della Corte, pubblicata ieri, 15 marzo, si basa sulla “natura eccessivamente indeterminata del concetto di sofferenza intollerabile” e “del concetto di lesione definitiva di estrema gravità”, si legge nella articolata sentenza. La Corte sostiene cioè che “le condizioni in cui è consentita l’anticipazione della morte medicalmente assistita devono essere chiare, precise, prevedibili e controllabili”. Quindi si tratta di un problema nella formulazione della legge. Per questo la Conferenza episcopale ha ribadito “la posizione assunta dalla Chiesa in tutto questo processo, ribadendo sempre che la vita umana è inviolabile” e che “qualsiasi legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito è sempre contraria all’affermazione della dignità della persona umana e alla Costituzione della Repubblica portoghese”. Il presidente Marcelo Rebelo de Sousa ha quindi posto il veto alla legge, rimandata al Parlamento.