Il viaggio del Papa in Iraq è stato importante anche per l’Europa perché da quella terra martoriata e in cerca di futuro, Papa Francesco ha lanciato un messaggio di fratellanza universale essenziale anche per affrontare, in maniera costruttiva, le crisi che attraversano il nostro Continente. Questo, in estrema sintesi, il pensiero espresso da mons. Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen (Germania) e vice presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece). Il vescovo è intervenuto ieri sera ad un webinar organizzato da Comece e Konrad-Adenauer-Stiftung (Kas) per parlare delle implicazioni politiche e religiose del viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq. All’incontro hanno preso la parola anche padre Jens Petzold dal monastero della Vergine Maria di Sulaymaniyah, in Iraq, e Stefan von Kempis, della redazione in lingua tedesca di Vatican News. “Fratellanza – ha detto mons. Overbeck – è stata la parola-chiave di questo viaggio. Fratellanza non significa uguaglianza, assenza delle differenze, assenza dei conflitti. Significa imparare a risolvere le difficoltà in maniera costruttiva. Significa riconoscere che possono esserci differenze di punti di vista ma anche elementi comuni. Questo messaggio è utile anche in Europa soprattutto in questo momento di crisi pandemica ed economica. In questo senso, penso che il viaggio del Papa in Iraq sia stato per noi e per tutti un esempio perché ci insegna ad apprezzare la prospettiva dell’altro e a non sminuirla, a riconoscere le diversità reciproche senza farle divenire conflitto, a costruire una Europa sulla fratellanza universale”. Il vescovo fa notare che questa prospettiva ha le sue radici nella visione dell’Europa secondo i padri fondatori dell’Ue ma richiede ancora un “percorso lungo”. È anche il “sogno” espresso lo scorso anno ad ottobre da Papa Francesco nel messaggio inviato all’Ue, in occasione della visita del cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin per il 40° anniversario della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece): il sogno di un’Europa come “una vera e propria famiglia di popoli, diversi tra loro eppure legati da una storia e da un destino comune”. Il Papa in Iraq ha lanciato anche messaggi molto chiari contro l’estremismo di matrice religiosa, ribandendo ancora una volta che la “barbarie è una perversione della religione”.
“Un viaggio – ha detto Stefan von Kempis – che ha mostrato il coraggio di Papa Francesco che ha fortemente voluto partire, nonostante le sfide del Covid e della sicurezza”. “Una visita – ha aggiunto padre Jens Petzold – che ha illuminato la presenza dei cristiani in questa terra”. Nel 2003 erano 1.400.000 (6% della popolazione). Oggi sono meno di 300.000. Eppure, sono una parte essenziale di questo Paese, in quanto svolgono un ruolo di “legante” tra le diverse componenti della società irachena. E sulle prospettive future, padre Petzold ha parlato dell’urgenza di sostenere la formazione (scuole e università) e la lotta contro la disoccupazione giovanile per impedire ai giovani di lasciare il Paese in cerca di un futuro possibile.