“L’arresto e il perseguimento dell’ex presidente della Bolivia, Jeanine Añez, insieme a molti dei suoi ministri, politici, polizia e militari, senza tener conto delle garanzie costituzionali minime o addirittura della presunzione di innocenza, conferma il modo di agire che, purtroppo, abbiamo visto nel sistema giudiziario, che lascia alcuni impuniti e criminalizza altri, a seconda del potere politico che c’è in quel momento”. È molto duro il commento della Conferenza episcopale boliviana rispetto a quanto accaduto nel fine settimana, con la detenzione preventiva dell’ex presidente ad interim Jeanine Añez, che ha guidato il Paese dalla deposizione e fuga all’estero dell’ex presidente Evo Morales fino alle elezioni dello scorso novembre, vinte da Luis Arce, già ministro dello stesso Morales, che nel frattempo ha fatto ritorno in patria. Le accuse sono terrorismo, sedizione e cospirazione, nell’ambito appunto si quello che le autorità giudiziarie boliviane ipotizzano essere stato un “colpo di Stato”.
Nel messaggio, letto dal presidente della Ceb, mons. Ricardo Centellas, arcivescovo di Sucre, si sostiene, “alzando la voce”, che “c’è democrazia solo se l’indipendenza del sistema giudiziario è rispettata e non è soggetta all’interesse politico del Governo al potere. La democrazia è rispetto per la verità. Non si può creare un falso resoconto della storia, inventando la verità e manipolando la coscienza dei boliviani”.
L’episcopato ribadisce di aver sempre operato per il dialogo tra le parti politiche, e prosegue: “Non possiamo tacere di fronte alla crescente persecuzione politica, un ricordo di momenti tristi della storia che non crea fiducia, pace e riconciliazione tra tutti i boliviani. Non possiamo restare passivi, mentre si perseguitano i cittadini che hanno servito la Bolivia, con i propri limiti, nei momenti difficili della sua storia e cercando vie di pacificazione. Invitiamo tutti a riflettere e ad aiutare la nostra gente a guardare al futuro con speranza”, e i poteri dello Stato “a desistere dal controllo totale del potere, della vendetta e della persecuzione”.
Al pronunciamento, diffuso sabato, hanno fatto seguito ulteriori interventi durante le messe domenicali. Tra questi, quello di mons. Sergio Gualberti Calandrina, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, secondo cui “un Governo eletto democraticamente deve agire in modo conforme alla verità, al rispetto della dignità e dei diritti di ciascuna persona, e costruire un Paese riconciliato, unito e in pace”.