“Siamo venuti a conoscenza, nelle ultime settimane, di varie iniziative legislative che sembrano non affrontare, o comprendere, la gravità della situazione” che si sta vivendo in Messico. È la denuncia della Conferenza episcopale messicana, contenuta nella nota intitolata “Uniti per il bene comune”, diffusa ieri e firmata dal presidente, mons. Rogelio Cabrera López, arcivescovo di Monterrey, e dal segretario generale, Alfonso Miranda Guardiola, vescovo ausiliare di Monterrey. Tra queste iniziative legislative spicca la legalizzazione della marijuana per uso ricreativo, approvata dalla Camera, a maggioranza, mercoledì scorso. Allargando lo sguardo anche ad altre iniziative legislative, i vescovi scrivono: “Sono stati promossi programmi ideologici che dovrebbero esigere una discussione sociale lenta e responsabile, nonché avere un fondamento molto più solido, basato sulla dignità inalienabile di ogni persona; al contrario, essi hanno ricevuto l’approvazione nel processo legislativo al Congresso, senza un ampio consenso sociale e una base tecnica rigorosa”.
Prosegue la nota: “Con grande preoccupazione avvertiamo che, in una situazione come quella attuale, si intende introdurre modifiche nella Costituzione e nelle leggi secondarie, che apriranno le porte all’espansione della pratica dell’aborto, alla restrizione del diritto alla libertà di religione, di consapevolezza e di espressione – limitando pericolosamente l’esercizio della potestà genitoriale -, a interventi biotecnologici nel campo riproduttivo, all’uso ricreativo della marijuana, tra le altre questioni”.
“Esortiamo con forza e attenzione tutti gli attori sociali e politici a riconsiderare le loro priorità – l’invito dei vescovi -. Non è conveniente per nessuno avere un Messico diviso e fratturato da questioni che richiedono un dibattito sociale ordinato, paziente, rispettoso e fondato. In tempi come il presente, è necessario lavorare per la fraternità, l’amicizia sociale e l’unità nazionale”.