Sono celebrati oggi 11 marzo nel cimitero di Michafutene a Matola, in Mozambico (diocesi di Maputo), i funerali di padre Giocondo Pendin, missionario comboniano originario di Villaverla, morto a causa del Covid-19 il 9 marzo. La congregazione dei Comboniani ricorderà il confratello martedì 19 marzo alle 15 con una messa nella chiesa di Novoledo. Lo riporta un articolo pubblicato da “La Voce dei Berici”.
Nato il 9 agosto del 1939, padre Giocondo proviene da una famiglia che conta 8 fratelli, di cui una religiosa, la sorella Flavia, e quattro missionari comboniani: oltre a Giocondo fanno parte della congregazione fondata da Daniele Comboni la sorella Celina e i fratelli gemelli Rinaldo e Sergio (morto in Messico nel 2013). Gli altri fratelli sono Galdino, Fedele e Bruno.
Padre Giocondo è stato “un martire mancato per poco”, scrive la sorella Flavia, in quanto “nel 1983 venne ferito gravemente. Una sera, appena finito di celebrare, entrarono alcuni rapinatori in cappella; uno gli sparò una pallottola che gli attraversò il collo. Cadde a terra in un lago di sangue. Il rapinatore spogliò la missione, poi, tornato in cappella, credendolo morto, gli tolse l’orologio dal polso e i sandali, gli fece uno sberleffo e se ne andò. Lui non era morto, ma finse di essere morto”. Dopo esser stato soccorso da un confratello, Silvano Bergamini, oggi residente nella comunità comboniana di Padova, padre Giocondo “rimase immobile per quasi un mese, poi iniziò a muovere le dita, quindi andò riacquistando gradualmente i movimenti fino a tornare a camminare, a scrivere e a lavorare. La pallottola, per fortuna, non aveva leso il midollo spinale (aveva solo contuso una vertebra del collo). Dopo ciò gli fu affidata la traduzione della Bibbia in lingua locale (la lingua Cindau) che lo impegnò nel lavoro per più di cinque anni”.