Ieri mattina la Colombia si è svegliata con la notizia dell’ennesimo massacro. L’attenzione dei media è stata calamitata dal fatto che tra le vittime ci sono vari minori (si parla di 12, ma non c’è al momento certezza), uccisi da un bombardamento dell’Esercito nel dipartimento amazzonico del Guaviare. L’azione è stata condotta contro il settimo fronte della dissidenza Farc, comandato da Miguel Botache Santillana, alias Gentil Duarte. Ma tra i “bersagli” c’erano anche dei minori, come parzialmente ha ammesso, parlando a Radio Blu, il ministro della Difesa Diego Molano, già portavoce della Presidenza della Repubblica, stretto collaboratore del presidente Duque, ex presidente dell’Istituto colombiano de bienestar familiar (Icbf), l’ente governativo che si occupa della tutela dei minori e, come tale, “paladino” dei diritti dell’infanzia: “Stanno affermando che c’erano dodici minori. Questi 12 minori stavano caricando 12 fucili, mitragliatori, lanciagranate. Erano tutti minori? Quello che sappiamo è che erano macchine da guerra”.
Questo episodio è molto simile a quello accaduto nell’agosto 2019 nei pressi di San Vicente del Caguán, nel Caquetá, quando un attacco dell’Esercito provocò la morte di almeno nove minori. Una volta emersa la notizia, l’allora ministro della Difesa Botero fu costretto alle dimissioni. Negli ultimi mesi quel fatto è stato messo in relazione da più parti, in particolare dal senatore Roy Barreras (in Italia la scorsa settimana), con la morte del cooperante italiano Mario Paciolla.
“Queste gravi affermazioni del ministro Molano, riguardo al fatto che minori di 18 anni utilizzati nei conflitti sono ‘macchine da guerra’, devono aprire un dibattito internazionale”, afferma Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani. Esmeralda Arocemena de Troitiño, magistrata panamense della Corte interamericana dei diritti umani (Cidh), rispondendo (prima dell’ultimo episodio) a una sollecitazione dello stesso Morsolin e di varie organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, aveva tra l’altro risposto: “È tempo di rinnovare la nostra disposizione e di lottare, ogni volta con più forza, affinché tutti i diritti previsti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia diventino una realtà, senza eccezioni”. La Cidh “ribadisce la sua preoccupazione per la situazione di violenza registrata nel 2020 contro coloro che difendono i diritti umani in Colombia”.