Atti intimidatori rivolti ai lavoratori e alle lavoratrici della Comunità Progetto Sud a Lamezia Terme che operano nel bene confiscato di Via dei Bizantini. Gomme squarciate in pieno giorno sono la brutta sorpresa che quattro degli operatori della casa “Pensieri & Parole” hanno trovato negli ultimi 8 giorni alla fine del turno. Sette gli episodi denunciati che riportano al centro la sicurezza del gruppo sociale fondato da don Giacomo Panizza nel 1976. Denuncia che è già sul tavolo del procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Curcio.
Questa mattina a portare la solidarietà, in una conferenza aperta è stato il segretario regionale della Cgil Angelo Sposato assieme al segretario dell’area vasta Enzo Scalese.
“La novità è che è sempre successo a me o ai beni che sono della Comunità. Questa volta a chi lavora qui – dice don Giacomo Panizza, presidente di Progetto Sud -. Il lavoro di questi anni è stato portato avanti con dignità e con la cultura della legalità e del lavoro pulito e regolarmente retribuito, proprio qui, nel primo bene confiscato e assegnato della città”.
Sposato afferma: “Quando si cerca di colpire il lavoro si vuole colpire il germoglio della legalità e la Comunità Progetto Sud e don Giacomo Panizza sono capisaldi di questa cultura da sostenere”. E aggiunge: “Chiederemo che il Governo ci metta la faccia e che la Comunità Progetto Sud non venga lasciata sola. Se necessario ci costituiremo parte civile. Ai lavoratori dico: non lasciamoci intimidire. Chiederemo che la struttura venga sorvegliata h24. La nostra non è solo una solidarietà ma un impegno per agire insieme e lo faremo già da oggi”.
A fianco della Comunità anche il legale della Comunità Progetto Sud, Italo Reale: “Siamo davanti al tentativo di non fare lavorare le persone. Abbiano l’impressione che ci sia qualcosa di fuori controllo. Strade vecchie che si ripresentano e nuove modalità di attacco”.
Presente anche Maria Teresa Morano a rappresentare la vicinanza dell’Associazione antiracket di Lamezia Terme: “Chiediamo alle Istituzioni di fare la loro parte ma anche alla cittadinanza di prendere posizione netta di condanna. Il problema è la presenza di una criminalità che non è quella di quindici anni fa ma prendiamo atto che sta mancando la società civile. Non si può delegare a chi già sta facendo. Lo chiediamo invece a chi passa di qua, in una strada così trafficata e dice di non vedere quando accadono questi fatti criminosi. Serve fare rete in maniera continuativa, è necessario per poter costruire uno scudo sociale importante”.