“Questo progetto di legge rischia di minare le libertà fondamentali che sono la libertà di culto, associazione, istruzione e persino la libertà di opinione, già abusata da una forza di polizia di pensiero che si sta stabilendo sempre più nello spazio comune”. Usano toni duri i rappresentanti delle Chiese cristiane in Francia in una Dichiarazione comune sul progetto di legge sul separatismo. Fortemente voluto dal presidente Emmanuel Macron per combattere il fondamentalismo dopo i recenti attacchi jihadisti e a due anni dalle prossime elezioni presidenziali, i leader cristiani ritengono il testo un vero e proprio giro di vite nei confronti delle associazioni religiose che ha riacceso il dibattito nazionale su secolarismo e laicità. Hanno così unito la loro voce e nella Dichiarazione affermano: “Voltando le spalle alla separazione, lo Stato arriva a immischiarsi in ciò che è religioso e nel suo funzionamento. Le autorità pubbliche hanno già i mezzi per perseguire, sciogliere e chiudere; non hanno bisogno per farlo di ritornare a un controllo di tipo concordatario”. A firmare la Dichiarazione sono mons. Éric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims e presidente della Conferenza episcopale francese, il pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia e il Metropolite Emmanuel Adamakis, del Patriarcato ecumenico. Adottato in prima lettura in Assemblea il 16 febbraio scorso, il testo dovrà essere esaminato in Senato il 30 marzo, e sarà ancora una volta l’occasione per le religioni di tornare sul dibattito. Con un difficile duplice approccio: essere da una parte abbastanza aperti a ridurre il rischio del separatismo senza però toccare la legge del 1905, il principio della separazione dei poteri e soprattutto “l’ambizione repubblicana che promette libertà, uguaglianza e fraternità”. “Il progetto di legge continua il suo corso legislativo”, concludono i leader cristiani che formulano un auspicio: “Ci auguriamo che le ragioni della nostra preoccupazione per questo testo vengano comprese, sia dai parlamentari che dal potere esecutivo, in modo che il dibattito parlamentare in dialogo con il governo consentirà a redigere un testo rispettoso delle libertà di tutti i cittadini francesi”.