“Il rapporto tra Chiesa e tecnologie digitali non è una novità, ma ha radici profonde e una storia ben precisa: il digitale non è un criterio con cui interpretare nuove forme e modalità di annuncio del Vangelo, ma ne è diventato parte integrante”. Lo afferma Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei, in un’intervista a Eventpage Magazine. “Credo che in questi mesi sia emerso in modo chiaro il presupposto del rapporto Chiesa-digitale – aggiunge il direttore dell’Ufficio Cei – : non si tratta di semplice strumentalità, ma di prospettiva e di umanità”. La consapevolezza è quella di “incarnare questo rinnovamento proprio in quel rapporto dinamico che la fede chiede”. Osservando che “l’innovazione tecnologica sostiene una sorta di spoliazione di sovrastrutture e preconcetti per leggere dentro la storia e guardare oltre”, Corrado indica poi la “logica ben precisa” della comunicazione digitale: “Si contatta per un incontro, che integra ascolto e condivisione, in una comunicazione essenziale, che si sviluppa nella comunità di appartenenza, favorendo la narrazione e la partecipazione”. “Dinamiche che si rivelano “il costrutto della comunità ecclesiale”, “riattivando la condivisione del dono della fede”. Quello indicato è, dunque, “l’avvento di un nuovo paradigma pastorale, capace di vincere la distanza spazio-temporale che separa la vita di ciascuno dal racconto di esperienze vissute da altri molto tempo fa e in contesti diversi da quello attuale. La comunicazione digitale non deve spezzare il filo, ma aiutare a sbrogliare la matassa in un tempo di grande frammentarietà”.