Secondo notizie di stampa, il 28 febbraio le forze di sicurezza di Myanmar hanno aperto il fuoco contro proteste del tutto pacifiche contro il colpo di stato del 1° febbraio, uccidendo 18 manifestanti e ferendone molti altri. Amnesty international si dice oggi “scioccata per l’uso della forza letale da parte della polizia e dell’esercito di Myanmar” e chiede “l’immediata fine dell’impiego delle armi da fuoco contro i manifestanti pacifici che scendono in piazza da un mese in varie città del Paese”. A capo di Myanmar è ora l’alto generale Min Aung Hlaing, “che la Missione delle Nazioni Unite di accertamento dei fatti ha chiesto sia indagato e processato, insieme ad altri militari di alto grado, per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio”, conclude Amnesty.