Sul quadro storico in cui viene girato il film “La porta del cielo” di Vittorio De Sica ha parlato, durante un webinar organizzato oggi pomeriggio, Rosanna Scatamacchia, docente di Storia moderna e contemporanea di Uninettuno. “La Roma dei primi anni Quaranta – spiega la professoressa – era una città sospesa e in attesa dell’arrivo degli alleati. Sino ad allora i romani avevano dato poco credito al fatto che la città potesse essere bombardata. Apparentemente la dichiarazione di ‘città aperta’ vale poco. Ma in realtà la realizzazione fu l’espediente per la Città del Vaticano di assicurare il transito delle autocolonne di derrate e per ottenere migliaia di lasciapassare, ospitare i membri del Comitato di liberazione nei palazzi lateranensi. Questa è la Roma che vive il momento drammatico dell’occupazione nazifascista”. Su Loreto, la meta del viaggio che compiono i protagonisti della storia narrata nel film, la docente aggiunge: “Dal 1936 in avanti, in conseguenza delle sanzioni, scemano i viaggi all’estero e aumentano i pellegrinaggi in Italia. La funzione di De Sica e Zavattini è stata quella di tenere a bada il sacro e rielaborarlo con la loro visione. Questo spiega un altro miracolo: quello del neoralismo italiano”.