La Comunità di Sant’Egidio di Torino, che insieme ad altre associazioni ha firmato, nei giorni scorsi, la “Lettera aperta contro lo sgombero”, esprime “dolore e amarezza” per la morte di Mostafa nel dehors di un bar del centro storico. “Mentre continua la polemica sull’assurdo ‘sgombero’ di persone e cose (coperte insieme ad altri poveri beni di chi vive per strada) resta la cruda realtà di una morte evitabile, che chiede di non essere classificata come fatalità o, persino, come libera scelta, ma chiama alla responsabilità di tutti, a partire dalle istituzioni”, denuncia in una nta la Comunità di Sant’Egidio.
“La necessità di unire le forze per fare di più non è un lusso: è il minimo indispensabile per non far morire – prosegue la nota -. Proteggere la fragilità di chi vive per strada è il segno distintivo di una città che vuole conservare la sua umanità”. Di qui la richiesta “alla sindaca, a tutti i responsabili dell’amministrazione cittadina e al prefetto di intervenire per salvare la vita di chi è in pericolo in questo inverno segnato non solo dal freddo ma anche dalla pandemia. Nessuno deve più morire per inospitalità”.