“Allontanare quelli che vivono questa vita dallo stato di miseria e condurli a uno stato di felicità”. Il Papa ha concluso il suo discorso al Corpo diplomatico citando le parole di Dante Alighieri a Cangrande della Scala, per spiegargli il fine della sua Commedia. “Tale, sebbene con ruoli e in ambiti differenti, è pure il compito tanto delle autorità religiose quanto di quelle civili”, ha commentato Francesco, secondo il quale “la crisi dei rapporti umani e, conseguentemente, le altre crisi che ho menzionato non si possono vincere se non salvaguardando la dignità trascendente di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio”. “Nel ricordare il grande poeta fiorentino, di cui quest’anno ricorre il settimo centenario della morte, desidero anche rivolgere un particolare pensiero al popolo italiano, che per primo in Europa si è trovato a confrontarsi con le gravi conseguenze della pandemia, esortandolo a non lasciarsi abbattere dalle presenti difficoltà, ma a lavorare unito per costruire una società in cui nessuno sia scartato o dimenticato”, le parole dedicate al nostro Paese. Salutando infine gli ambasciatori, il Santo Padre ha definito il 2021 “un tempo da non perdere. E non sarà sprecato nella misura in cui sapremo collaborare con generosità e impegno”: “In questo senso ritengo che la fraternità sia il vero rimedio alla pandemia e ai molti mali che ci hanno colpito. Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini”.