Lo stadio terminale a cui è giunta la crisi istituzionale, sociale e politica del Libano impone di ricorrere a misure drastiche e tempestive, compresa la convocazione di una Conferenza internazionale sponsorizzata dall’Onu e incaricata di trovare soluzioni urgenti per evitare il collasso sistemico del “Paese dei Cedri”. È questa la proposta formulata ieri, domenica 7 febbraio, dal patriarca maronita, card. Bechara Boutros Rai, durante l’omelia della liturgia domenicale da lui presieduta nella sede patriarcale di Bkerké. L’appello a farsi carico della crisi libanese, rivolto alla comunità internazionale, riferisce Fides, è stato presentato dal cardinale come l’ultima carta da giocare, davanti alla latitanza e alle gravi responsabilità da lui attribuite ai gruppi di potere libanesi. Durante l’omelia, il patriarca maronita ha usato di nuovo “espressioni sferzanti” nei confronti delle forze e dei leader politici del Libano, accusati di “perseguire tornaconti individuali e di parte”, mentre il popolo soffre la fame e viene trattato come “pecora da macello”. “Da mesi – ha rimarcato il cardinale libanese – non si riesce nemmeno a insediare un nuovo governo, le speranze si sono esaurite, e rimanere nel silenzio vuol dire ormai diventare complici di scelte criminali”. I governi di tutti i Paesi del mondo, ha sottolineato il patriarca Rai, “hanno simpatizzato con il popolo del Libano, tranne il suo”. Nella sua omelia, il patriarca ha anche ricordato il recente assassinio del giornalista Luqman Selim, noto per le sue critiche al Partito sciita di Hezbollah, ucciso in circostanze ancora non chiarite nel sud del Libano e presentato dal cardinale come una delle “figure migliori della Patria”. Il patriarca ha chiesto indagini rigorose per individuare i responsabili dell’assassinio del giornalista.