Domenica 7 febbraio si è dovuto interrompere l’incontro in ricordo di Amos Luzzatto, organizzato dal Segretariato attività ecumeniche (Sae) di Venezia, dalla Comunità evangelica luterana di Venezia e dal Beit Venezia Casa della cultura ebraica perché, per via telematica e coperti dall’anonimato, degli hacker hanno immesso in rete immagini di Hitler, bestemmie, slogan antisemiti, scene porno e varie altre forme di disturbo. “In un periodo in cui le persone fisiche si radunano con difficoltà, la violenza trova altri canali per esprimersi. La memoria di un uomo che ha dedicato la propria vita alla giustizia, al dialogo, a curare e incontrare esseri umani è stata offesa e umiliata”, si legge in una nota diffusa oggi dal Sae.
“Sentiamo vergogna per il fatto che ‘la nostra volontà sia stata scarsa o nulla e non abbia valso a difesa’. Avvertiamo acutamente il fallimento, sia pure parziale, dell’impegno formativo presente nella parte migliore della società italiana – prosegue la nota -. Proviamo vergogna proprio perché non cediamo. Se ci rassegnassimo non avvertiremmo più alcun pungolo e lo sdegno sarebbe acquietato: si sa, il mondo è fatto così. Invece continueremo per la nostra strada e denunceremo (c’è chi vi provvederà, opportunamente, anche sul piano legale)”. L’incontro sarà ripetuto in maniera più protetta: “Anche la telematica ha ormai bisogno di baluardi difensivi”. “Con tutto ciò un senso di umiliazione è stato inscritto ancora una volta nelle cose che esistono – conclude la nota -. Quando si è obbligati a proteggersi si diffida, per definizione, del proprio prossimo. È realistico, ma anche antitetico ai valori di umana comprensione che vorremo affermati. Rinunciare e rintanarsi in piccoli circoli amicali significherebbe però cedere alla violenza e ciò sarebbe una contraddizione ancora maggiore rispetto al nostro comune impegno”.