I cristiani iracheni pagano ancora oggi quegli attacchi violenti con una presenza notevolmente diminuita, come ha raccontato padre Karam Shamasha, parroco caldeo della parrocchia di San Giorgio a Telskuf, nella Piana di Ninive, durante l’incontro on line “La situazione della Chiesa cattolica e dei cristiani in Iraq”: “Oggi i cristiani in Iraq sono tra i 250mila e i 300mila, ma il numero non è ufficiale, nella Piana di Ninive la presenza è ridotta come dimostra la mia parrocchia dove prima dell’Isis avevo 1.450 famiglie mentre oggi solo 500. Le altre sono emigrate o fuggite. Molte sono ferme nei cosiddetti Paesi di transito come Turchia, Siria, Libano e Giordania in attesa di un visto per partire. Non hanno lavoro e vivono in condizioni difficili”. “I Paese europei – ha sottolineato il sacerdote – non danno asilo o permessi forse perché ai loro occhi non siamo perseguitati. Permessi che invece vengono concessi ai fedeli delle altre religioni”. Riferendosi all’incontro privato tra Papa Francesco e il leader sciita Al Sistani, annunciato dallo stesso patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako, padre Shamasha ha dichiarato che “si tratta di un evento significativo poiché Al Sistani è molto seguito dalla maggioranza sciita irachena”. Ma la presenza del Papa “sarà un messaggio anche al mondo politico iracheno: l’Iraq – ha ricordato il prete caldeo – è un Paese ricchissimo di risorse naturali ma, nonostante l’enorme ricchezza, l’80% del suo popolo soffre la povertà. Spero che la voce del Papa possa raggiungere la politica e ispirare azioni e scelte giuste” per il bene comune. Ad un mese dal viaggio “per poter accogliere degnamente il Papa occorre prepararsi non solo con l’organizzazione ma anche con lo studio e l’informazione: tanti iracheni – ha rivelato il parroco – non sanno molto del Papa, della Chiesa, che cosa essi rappresentano anche perché nelle scuole non si insegna nulla a riguardo. Il patriarca Mar Sako, gli altri vescovi si stanno impegnando nei media per sottolineare l’importanza di questa visita per tutto l’Iraq e non solo per i cristiani. Sono certo – ha concluso padre Shamasha – che Papa Francesco riceverà un’enorme accoglienza perché gli iracheni sono noti per onorare i loro ospiti”.