“Siamo chiamati a celebrarla tutti, credenti e non, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo, per cui ci sentiamo come Giona nel ventre della balena, risucchiati dalle viscere di una simbolica cronaca di resistenza, a pensare che la nostra vita, la nostra incolumità, non dipendano più soltanto da noi stessi ma anche e soprattutto dall’altro, in una forma di interdipendenza che sta assumendo il carattere della solidarietà e dell’affidarsi”. Lo scrive mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, in una nota dedicata all’odierna Giornata internazionale della fratellanza umana. “La grammatica dell’altro – spiega – è una grammatica della vicinanza, un orientamento globale della vita che tenda al bene comune non come semplice somma degli interessi particolari ma come inclinazione al percorso di tutti, di uomini e donne, e sussidiario ad un cammino di fede che ci affidi alla salvezza”. Se “nessuno si salva da solo”, come ha ricordato Papa Francesco, “sarà opportuno – avverte il presule – recuperare alcune parole desuete, per arricchire il bagaglio d’anima che trasciniamo per il mondo: la gratuità che non è il porto sicuro dell’abuso ma il litorale accarezzato dalla brezza dell’amore per tutte le cose, del lavoro per l’altro, dell’aiuto all’altro; la prossimità, che rappresenta ‘le mani che custodiscono l’anima’, per dirla con le parole di Blaise Pascal”; la mitezza, “che è l’adagio della gentilezza, della responsabilità, il punto di partenza più decisivo nella direzione di una globalizzazione della fraternità”.
Di qui l’augurio conclusivo: “Sentire la condivisione come una opportunità che ci spinga a cercare Cristo nelle periferie esistenziali, tra le pietre scartate che diventeranno testate d’angolo, nella ferita profonda dell’individualismo, lì dove si sciolgono i nodi dell’io e si celebra la rivoluzione del noi, fratelli tutti”.