La Chiesa di Francia è preoccupata dell’impatto che il confinamento e le misure restrittive decise dal governo per limitare l’epidemia di Coronavirus, stanno avendo sui giovani. “I confinamenti successivi che si sono alternati nell’ultimo anno a causa del Covid-19 hanno spezzato i legami sociali colpendo in modo particolare i giovani e un’età in cui si dà grande importanza alle relazioni, anche nel quadro educativo”, spiega P. Régis Peillon, responsabile nazionale della pastorale degli studenti della Conferenza episcopale francese. “E’ quindi necessario, e c’è una grande attesa, di ritrovare questi legami sociali, in particolare in ambito scolastico e universitario e livello di attività giovanili”. La Chiesa cattolica di Francia ha lanciato un grande sondaggio online a cui tutti possono accedere tramite la piattaforma della Conferenza episcopale ed entro domenica 7 febbraio. Con l’indagine i vescovi vogliono capire meglio il rapporto tra le misure di restrizione e i giovani, come i ragazzi hanno vissuto il confinamento, cosa è mancato di più e cosa sono pronti a fare per contribuire al bene comune. “La Chiesa è per un accompagnamento di prossimità”, dice padre Peillon. E il sondaggio mira ad aiutare a capire come fare a rispondere alla “richiesta dei giovani di non essere marginalizzati e avere un posto nel mondo”. Un dato è certo: i giovani si ritrovano “in condizioni psicologiche di grande fragilità”. I sondaggi affermano che circa il 20% degli studenti ha pensieri di suicidio e sempre più diffusa è la depressione. Al malessere psicologico, si aggiunge la precarietà economica. Si calcola che in Francia circa un quarto degli studenti universitari faccia lavori part-time per mantenersi agli studi e questi lavori sono spesso legati alla ristorazione. Con la pandemia, e la perdita del lavoro, molti sono stati costretti a rivolgersi alle mense sociali. Gli studenti – dice mons. Laurent Percerou, vescovo di Nantes – sono parte oggi di una “popolazione dimenticata”. I racconti della pandemia hanno raccontato le storie soprattutto dei più poveri e dei vulnerabili, degli anziani soli e di quelli nelle case di cura. “Ma nessuno parla degli studenti”, fa notare il vescovo. “Anche loro soli, anche loro chiusi nelle loro stanze, privati della vita sociale”. Secondo i vescovi francesi, è in gioco il futuro non solo della Chiesa ma della società: “come e cosa stiamo facendo per accompagnare non solo più fragili tra noi ma anche i nostri figli, i nostri giovani?”, chiede mons. Percerou. “Una società che non aiuta i giovani a guardare con speranza al proprio futuro, che non forma la generazione di oggi alla costruzione del suo domani, è una società che lascia cadere il futuro”.