“Ad Addis Abeba il contagio da coronavirus è ancora blando, ma il timore è che possa arrivare una variante molto seria dal Sudafrica. Se questo dovesse capitare, dovremmo prendere precauzioni. Ma di vaccino qui non se ne parla neanche”. A raccontarlo è don Angelo Regazzo, missionario salesiano che da anni vive e opera nella missione Don Bosco, a servizio dei ragazzi di strada, ad Addis Abeba. Il progetto, Bosco Children, ospita un centinaio di ragazzi senza famiglia ai quali viene insegnato un lavoro, tramite gli atelier di falegname, meccanico e artigiano. Il Covid, che sembrava aver risparmiato parte dell’Africa Subsahariana, in queste ultime settimane ha rialzato il tiro: si teme una recrudescenza di casi in Zambia, Tanzania, Ghana ed Etiopia. “Io la mattina mi metto la doppia mascherina, guanti e sanitizer a tutto andare – racconta don Angelo –. Spruzziamo le mani ai ragazzi, e appena arrivano in casa facciamo fare loro la doccia calda. Quattordici di loro sono risultati positivi, ma senza sintomi. Abbiamo preso tutte le nostre precauzioni” dal punto di vista sanitario. I casi in Etiopia sono al momento oltre 138mila e i morti accertati più di 2mila, ma le statistiche sono meno affidabili nell’entroterra e inoltre la recente guerra civile ha reso impossibile un calcolo affidabile nel nord del Paese.