Coronavirus Covid-19: Di Maolo (Serafico), “riportare i più fragili al centro e impregnare la società con la cultura della cura”

“Il linguaggio della fraternità e della cura ha bisogno della logica del cuore”. Non ha dubbi Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi. In un’intervista al Sir richiama il “vaccino del cuore” auspicato da Papa Francesco e afferma: “Abbiamo bisogno di un impulso che parta dal cuore e ci porti a riconoscere l’altro nei suoi bisogni e nelle sue necessità. Nell’apertura della Fratelli tutti il Papa evoca l’immagine del buon samaritano che agisce perché ha provato compassione. Il suo gesto è scattato dal cuore perché tutto parte da lì: Occorre lasciarsi ferire”.
Così, dopo la rivoluzione industriale, postindustriale, 2.0, 4.0, in una società individualista che lascia indietro i più fragili, per Di Maolo “è arrivato il tempo della rivoluzione della cura: dal to cure al to care. Un prendersi cura che abbiamo toccato con mano più volte in questi tempi di coronavirus. Ho nella mente gli occhi dei medici che ho visto uscire dalla rianimazione, spesso segnati dalle lacrime; oppure quelle carezze ai malati che dimostrano come la relazione di cura si esprima non solo nella professionalità degli operatori, ma anche nella loro capacità di tenerezza e di relazione”. E se “in questi piccoli gesti quotidiani possiamo spezzare la logica dell’egoismo, occorre impregnare tutta la società con la cultura della cura. Nel riportare il più fragile al centro – conclude -si giocano i nostri valori di uguaglianza, democrazia e giustizia”.

 

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia