“Mentre scrivo non so come finirà! Ma di certo in questi momenti vien voglia di dire, a proposito dei nostri circa mille parlamentari, più Governo e dintorni, che ‘a pagarli per quanto fanno o valgono e a venderli per quello che costano’ l’Italia ne avrebbe un gran guadagno o forse risolverebbe alcuni suoi problemi!”. Si apre con queste parole la riflessione del vescovo di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo, pubblicata sull’ultimo numero del settimanale diocesano “Nuova scintilla”.
Per il presule, “in questi giorni si ha l’impressione che a decidere le sorti del nostro Paese sia ‘un ridotto di amici/nemici’ che ufficialmente dicono di star parlando di problemi vitali del nostro Paese che sta vivendo la presente difficile e complicata situazione sanitaria, sociale ed economica, cui la Politica dovrebbe dare la risposta più adeguata”. “Sarebbe bello che ne parlassero ‘in diretta’ sotto gli occhi e agli orecchi della gente, in modo che i ‘possibili futuri elettori’ sapessero chi dice, propone, chiede o rifiuta cosa!”, osserva il vescovo: “Ma forse neppure i nostri rappresentanti parlamentari sanno quanto e perché sta accadendo”. “Purtroppo si ha ancora una volta l’impressione che la ‘falange parlamentare’ entrerà in campo solo nel ruolo di ‘alzamano per la conta’ per approvare o rifiutare quanto quel ‘ridotto di amici/nemici’ ha deciso circa compromessi di programmi e di persone, scelte secondo il classico ‘manuale Cencelli’”. “L’impressione che se ne ricava – ammonisce il vescovo – è che il numeroso Parlamento, segno della ‘Democrazia’, appaia poco come ‘pensatoio di competenze e di programmi’ tesi a interpretare le necessità richieste dal ‘bene comune’ e ad affidare il Governo del Paese a chi manifesta maggiore competenza, provata onestà e oculata affidabilità, magari dando anche qualche fattivo contributo ‘in itinere’”. “Mi vien da pensare – l’amara conclusione di mons. Tessarollo – che anche loro, come noi elettori, debbano stare, silenziosi e inerti, in attesa di cosa esce ‘dal cilindro’ dei pochi, per poi ‘alzare o tener bassa la mano’ al momento della conta, secondo quanto loro indicato, in coscienza più o meno informati e pure più o meno consenzienti”.