“La dimensione della fede non rappresenta un simbolo o una identità, ma esprime una relazione che è pronunciata un giorno per essere ridetta con la vita ogni giorno”. Lo ha detto il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, nell’omelia della messa che ha presieduto nella Basilica Vaticana, nella prima memoria liturgica di san Gregorio di Narek, abate e Dottore della Chiesa. “Con la sua testimonianza egli infatti ci chiede se vogliamo essere cristiani solo di nome o per antica tradizione, o perché vogliamo essere oggi discepoli del Signore, come lui ha fatto, diventando maestro di sapienza e di dottrina – ha aggiunto il cardinale –. Una sapienza che non è data dai fiumi di inchiostro utilizzati per le sue opere, ma è data dal sapore di Cristo sperimentato nella vita e confluito nelle pagine da lui composte”.
Soffermandosi sulla testimonianza di san Gregorio, il card. Sandri ha ribadito che, “come dottore, ci insegna che vera sapienza è quella di rimanere discepoli”. Guardando poi ai cristiani di Oriente e di Occidente, l’invito dal porporato a “ridestare i propri cuori alla speranza, riscoprendo il dono della fede e vivendolo come una vocazione che offre la possibilità di una testimonianza”. Dopo la celebrazioni, si è tenuta una cerimonia davanti la Statua di San Gregorio di Narek, benedetta e collocata nel 2018 nei Giardini Vaticani, dove Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa Armena Apostolica a Roma, con il card. Kurt Koch hanno guidato la preghiera ecumenica.