Corsa verso il mare, gite fuori porta, shopping e pranzo nei ristoranti caratterizzano “l’ultimo week end prima del cambio di colore per 16,3 milioni di italiani che risiedono in Lombardia, Piemonte e Marche che da lunedì passano ad arancioni mentre la Basilicata si colora di rosso”. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento alla nuova mappa dei colori in vigore dal 1° marzo, data dalla quale torna gialla la Liguria ma complessivamente ben dieci Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano insieme a diverse microaree diffuse nella Penisola sono considerate a rischio. “In altre parole – sottolinea Coldiretti – da lunedì quasi 6 italiani su 10 (57%) sono costretti ad affrontare le restrizioni nelle regioni arancioni e quelle più rigide in vigore nelle rosse per il rischio Covid”. “In queste Regioni – continua l’associazione – nei ristoranti e agriturismi è consentita solo la consegna a domicilio o l’asporto, con limitazioni fino alle 18 per i bar che riducono ulteriormente la sostenibilità economica per giustificare le aperture tanto che in molti preferiscono mantenere le serrande abbassate aumentando le perdite economiche ed occupazionali”. “Una situazione che – avverte Coldiretti – con il caldo favorisce gli assembramenti nelle piazze, lungo le vie dello shopping, nel lungomare o davanti ai locali della ristorazione dove all’interno sono state adottate importanti misure di sicurezza, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso”. Crollo dei consumi alimentari degli italiani fuori casa e chiusura delle attività di ristorazione hanno ricadute sull’intera filiera agroalimentare. Per questo, evidenzia Coldiretti, “le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione”. I numeri forniti dall’associazione parlano di 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro. “Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese – conclude l’associazione – con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi, pari al 25% del Pil nazionale” e che “è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale”.