“La decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha escluso che la volontà del coniuge separato possa impedire l’impianto dell’embrione nell’utero dell’ex moglie, si instrada nella logica della Legge 40, la quale prevede che la volontà dei componenti della coppia può essere revocata soltanto fino al momento della fecondazione dell’ovulo e non dopo”. Lo afferma Alberto Gambino, giurista e presidente di Scienza & Vita, commentando la decisione.
“Prima del diritto della coppia ad avere un figlio – prosegue Gambino – esiste il diritto del figlio a vivere nella pienezza la sua esistenza. Dunque, non è corretto chiedersi se prevalga il diritto della donna di ‘utilizzare’ embrioni contro il parere del coniuge, ma di verificare quale sia il ‘best interest’ del figlio, che certamente quando è ad uno stadio embrionale non può che aspirare a proseguire il suo sviluppo biologico fino a realizzare, con la nascita, la piena partecipazione alla società umana”. In altri termini, conclude il giurista, “non esiste il ‘diritto a non far nascere’ un essere umano, quando questo sia stato fecondato con il consenso della coppia e la donna sia disponibile ad accoglierlo”.