La Fondazione Giulio Pastore, promossa da Mario Romani (1971-75), “è stata costituita il 26 febbraio 1971 e ha tra i soci fondatori la Cisl e le Acli. Comune volontà dei fondatori era l’affermazione dell’autonomia del sindacato in una fase in cui il mondo del lavoro si stava sempre più identificando in movimenti di massa caratterizzati da condivisioni ideologiche anticapitalistiche”. Lo spiega al Sir Aldo Carera, storico dell’economia, presidente della Fondazione Giulio Pastore, che organizza un webinar dal titolo “Un’autentica esperienza di libertà” (venerdì 26 febbraio, ore 17, diretta sul canale YouTube della Fondazione Pastore). Interverranno Giuseppe De Rita, Giulio Sapelli, Enzo Scotti, Annamaria Furlan. “In quel contesto la Fondazione si faceva promotrice di un orientamento culturale ispirato dai valori affermati dalla dottrina sociale – prosegue Carera – sulla centralità e sulla dignità della persona umana”. Punto di riferimento era il pensiero di Mario Romani “che sin dai primi anni Cinquanta aveva chiamato il mondo cattolico a immergersi nella modernità in tutta la sua complessità, nel bene e nel male. E ad accettare il ruolo delle rappresentanze sociali come attori della regolazione del conflitto d’interessi del lavoro tramite gli strumenti contrattuali”.
Con il secondo presidente (Giovanni Marongiu 1975-1993) “gli interessi di studio hanno approfondito le complesse relazioni tra sindacato, imprese e sistema economico in un’ambientazione democratica in grado di interpretare ed esprimere valori morali”. Il terzo presidente (Vincenzo Saba 1993-2002) “nei suoi numerosi e importanti lavori sulla storia del sindacato ha evidenziato le numerose resistenze alla modernizzazione da parte degli attori del sistema di relazioni industriali del nostro Paese”. Il presidente aggiunge: “Negli anni successivi la Fondazione ha continuato a coltivare queste concezioni e queste interpretazioni che sono ben rappresentate nel titolo del seminario del 26 febbraio che propone di riflettere sul sindacato come ‘autentica esperienza di libertà’ che non si fonda su teorie o su ideologie ma sulla concreta esperienza dei lavoratori e della rappresentanza, consapevole che solo un costante e ‘sofferto’ impegno culturale di studio e di formazione può consentire di agire nei contesti più innovativi per tutelare i lavoratori in quella realtà in continuo cambiamento che è il mondo del lavoro”.