Sono passati 7 anni dall’annessione della Crimea e Sebastopoli alla Federazione russa (26 febbraio 2014) e l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, ancora una volta ribadisce oggi in una dichiarazione che l’Unione “non riconosce e continua a condannare questa violazione del diritto internazionale”. Dalla prospettiva europea, quanto avvenuto nel 2014 “rimane una sfida diretta alla sicurezza internazionale, con gravi implicazioni per l’ordinamento giuridico internazionale che protegge l’integrità territoriale, l’unità e la sovranità di tutti gli Stati”. Quindi l’Ue “resta fedele al suo impegno per la sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina” e continuerà a portare avanti la sua “politica di non riconoscimento”, il che vuol dire misure restrittive da un lato ma un continuo impegno diplomatico nei contesti internazionali. Non solo, ma chiede anche all’Onu di fare altrettanto. A preoccupare è la “militarizzazione crescente della penisola da parte della Federazione russa” perché ha un impatto negativo sulla regione del Mar Nero. Tanto più che la Russia impone ai cittadini della Crimea l’obbligo militare. Borrel condanna anche gli insediamenti di cittadini russi nella penisola, così come la costruzione del ponte Kerch e la ferrovia senza il consenso dell’Ucraina, tutti segnali di “voler ulteriormente integrare nella Russia la penisola illegalmente annessa”, violando i confini ucraini. “Significativamente deteriorata”, continua Borrell, “è la situazione dei diritti umani sulla penisola di Crimea” con “sistematiche restrizioni delle libertà fondamentali”, in particolar modo nei confronti delle minoranze etniche. I meccanismi di monitoraggio internazionale e regionale e le ong per i diritti umani devono poter avere accesso a quel territorio per verificare e indagare sul lungo elenco di reati e crimini contro i diritti umani. Emir-Usein Kuku e i cinque compagni, Oleh Prykhodko, Enver Omerov, Riza Omerov e Ayder Dzhapparov i nomi di prigionieri politici citati da Borrell e di cui chiede il rilascio immediato. Deve fermarsi anche l’opera di distruzione del patrimonio culturale della penisola. Anche la situazione ambientale è “significativamente deteriorata” dal 2014.