“Non si può condividere un’impostazione che continua ad affidare alle famiglie o alle scuole la drammatica scelta sul bilanciamento tra diritto alla salute e diritto allo studio, ponendo i due diritti sempre e comunque in alternativa tra loro, quando invece è evidente che i due diritti fondamentali vengono entrambi sacrificati a favore di altre libertà”. È quanto sostengono in un comunicato congiunto il presidente nazionale della Cism e i responsabili pugliesi di Cism e Usmi, Fidae, Fism, Cisl Scuola, Anp, Confcooperative e del Comitato Aninsei Confindustria rispetto alla situazione venutasi a creare nel mondo scolastico regionale dopo le due nuove ordinanze del presidente Emiliano.
Secondo i firmatari, il presidente della Regione Puglia “dovrebbe operare una scelta chiara e limpida assumendosi le responsabilità connesse all’esercizio del suo ruolo”. “Si opera una apparente scelta per la didattica a distanza, ma si lascia poi aperto uno spiraglio per una deroga, permettendo di ammettere in presenza gli alunni che, per ‘ragioni non diversamente affrontabili’, non abbiano la possibilità di partecipare alla didattica digitale integrata”, spiegano le associazioni, per le quali “in questo modo si scarica nuovamente sulle famiglie e sulle scuole il gravosissimo onere di certificare e di verificare quali siano queste ragioni, generando ulteriori incertezze e conflittualità che danneggiano gravemente le comunità scolastiche, già fortemente provate dai sacrifici e dalle restrizioni legate all’emergenza sanitaria”.
I firmatari chiedono di “ripristinare il funzionamento del Tavolo regionale sulla sicurezza delle scuole di ogni ordine e grado, dai servizi educativi e delle scuole infanzia fino agli istituti superiori per affrontare anche in maniera specifica le criticità delle scuole pubbliche paritarie”.
“Le scuole pubbliche paritarie hanno garantito, in un periodo di enorme difficoltà, sia la didattica in presenza in piena sicurezza sia la didattica a distanza con la massima efficienza, ma – concludono – continuano a chiedere che le decisioni regionali siano improntate ad un criterio di massima chiarezza, evitando tutte le attuali incertezze che aumentano la conflittualità e acuiscono quel divario sociale, che contraddice lo straordinario progetto di eguaglianza contenuto nelle norme costituzionali dedicate al diritto allo studio”.