“L’emergenza Covid-19 negli ultimi mesi non ha fatto che peggiorare un quadro già preoccupante, che incontriamo quotidianamente e che denunciamo da anni. Si tratta di situazioni di marginalità connesse ad un aumento, negli ultimi anni, della popolazione in condizione di povertà assoluta e relativa, come tutti i dati purtroppo confermano”. Lo scrive Riccardo De Facci, presidente nel Cnca, nella prefazione del dossier “Cortocircuito. Come la spirale del debito impoverisce il tessuto sociale” a cura di Filippo Torrigiani e di don Armando Zappolini, presentato stasera in un webinar in diretta streaming sulla pagina Facebook del Cnca e su Zoom. “Una povertà, prioritariamente economica, dovuta a parecchi fattori – disoccupazione, emarginazione, disagio culturale e psichico, illegalità, forme di dipendenza patologica e altro – ma che sempre di più si connette alla povertà culturale, educativa e di opportunità di cambiamento, con un forte rischio di cronicizzazione e mancanza quasi strutturale di prospettive”. Il lavoro quotidiano che, come Cnca, “noi sviluppiamo con interventi di solidarietà, supporto, presa in carico e accompagnamento a un miglioramento e sollievo, ma anche a un cambiamento strutturale ove possibile, ci racconta problematiche di povertà assoluta e mancanza di lavoro di lunga durata, dipendenza da gioco o da sostanze. Sempre più riscontriamo, connesse a queste problematiche, situazioni di indebitamento importanti, con ricorso all’usura e utilizzo massiccio dei Banchi dei pegni o, finché possibile, con vendite di oro o preziosi, spesso attingendo agli ultimi piccoli possessi familiari”. Il dossier conferma “la presenza di un’economia in grande sviluppo basata sullo sfruttamento delle situazioni di povertà e vulnerabilità, vecchie e nuove”, raccontando “la diffusione sempre più massiccia e capillare negli ultimi anni, sui territori, oltre agli storici Banchi dei pegni collegati alle grandi reti bancarie e finanziarie, di reti di negozi di Compro oro e simili molto frequentati dalle popolazioni a noi note”. “Senza dimenticare la piaga storica del prestito per usura, da sempre presente soprattutto nei territori più difficili della nostra penisola e controllata in larga parte dalle organizzazioni criminali”, conclude De Facci, lodando il dossier che “ci aiuta sempre più a svelare meccanismi e processi di cui le popolazioni più vulnerabili e in difficoltà rischiano di rimanere vittime”.