Dopo oltre due mesi dall’incendio che ha devastato la tendopoli, per la prima volta i profughi del campo di Lipa, in Bosnia Erzegovina, hanno potuto mangiare al caldo. Venerdì è stato allestito il refettorio da campo, realizzato grazie ai fondi raccolti da Caritas ambrosiana e dallo scorso fine settimana i 980 migranti, che vivono nella piccola località dell’altopiano bosniaco, possono pranzare e cenare nella tensostruttura senza più essere costretti a mettersi in coda al gelo e spesso sotto la neve. Inoltre, nel resto della giornata, il refettorio è già diventato un luogo di socializzazione. Ci si ferma per bere un tè caldo o giocare a dama, a scacchi, a backgammon. E anche chi è rimasto fuori dalle tende montate dall’esercito e vive ancora nelle baracche di fortuna, viene qui a passare alcune ore in un ambiente riscaldato. “Siamo molto contenti – afferma Sergio Malacrida, responsabile dei progetti nell’Est Europa per Caritas ambrosiana -. Finalmente, i profughi possono iniziare ad intravvedere una luce in fondo a quel tunnel in cui sono finiti il 23 dicembre, quando le fiamme hanno distrutto il primo insediamento autorizzato dal governo, un luogo non adatto per l’inverno, tanto che l’Organizzazione internazionale per le migrazioni lo aveva abbandonato per protesta. Ora può iniziare un nuovo capitolo”.
Ora il primo obiettivo è comprare il cibo necessario ad offrire un’alimentazione corretta ai profughi poiché la Croce Rossa locale, che si occupa di distribuire i pasti, non è in grado di farsene carico da sola. Occorrerà poi monitorare la situazione sanitaria, anche rispetto alla pandemia di Covid. Nei giorni scorsi sono state consegnate medicine. È stata donata un’ambulanza all’ospedale locale e allestita una tenda di servizio per i casi di emergenza che al momento viene utilizzata per isolare le persone affette da scabbia, malattia che si è molto diffusa tra i migranti a causa delle precarie condizioni igieniche in cui sono costretti a vivere. “Rimarremo accanto a queste persone per tutto il tempo che sarà necessario – sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana -. Lo facciamo sempre in tutti gli scenari di crisi in cui interveniamo e a maggior ragione a Lipa”.