In controtendenza rispetto al crollo generale dell’industria dell’11,5%, nel 2020 resiste solo l’alimentare che mantiene il fatturato sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (-1%) salvato dall’export che fa segnare il record storico a 46,1 miliardi, in netta controtendenza rispetto agli altri settori produttivi. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat che registrano per l’industria il peggior risultato dal 2009, diffusa in occasione del Consiglio nazionale alla presenza del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli.
Al contrario degli altri settori simbolo del Made in Italy come il tessile e automotive, che registrano tagli drammatici, tiene la produzione delle imprese del comparto alimentare che – sottolinea Coldiretti – diventa così la prima ricchezza del Paese. Un risultato ottenuto grazie alla fama di Made in Italy sulle tavole di tutto il mondo dove nonostante la pandemia Covid si registra un andamento positivo con un aumento dell’1,4% nel 2020 rispetto all’anno precedente.
“L’Italia può ripartire dai punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte alla crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia”, afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare che nell’agroalimentare è possibile creare un milione di nuovi posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni con una decisa svolta dell’agricoltura verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale.