Il giorno dopo il crollo di una porzione del cimitero di Camogli, il settimanale diocesano di Genova, “Il Cittadino”, ha raccolto la testimonianza del parroco don Danilo Dellepiane, responsabile della chiesa di Santa Maria Assunta. Quanto accaduto, ha affermato, è “un evento drammatico che si aggiunge a una situazione già complicata a causa della pandemia; per Camogli significa anche ulteriore difficoltà per il territorio e la viabilità. Sono immagini che tolgono il fiato, lasciano senza parole e ci portano ad elevare il cuore a Dio”. Il sacerdote si è intanto recato nella parte in sicurezza del cimitero per elevare una preghiera. “Di fronte a ciò che è accaduto mi è venuto spontaneo chiedere il permesso di poter entrare nel cimitero per poter recitare una preghiera silenziosa e benedire le bare; l’ho fatto da solo ma naturalmente a nome di tutta la comunità: un piccolo gesto per affidare al cuore di Dio chi è rimasto coinvolto e colpito da questo crollo”. Al momento risultano circa duecento le bare trascinate via da una frana e in parte finite nel mare antistante alla cittadina del levante genovese. Il cimitero sorge su una linea di costa a circa 50 metri sul livello del mare e il crollo sarebbe stato provocato dall’erosione della falesia sotto all’area cimiteriale, aggravata con ogni probabilità dalle violente mareggiate che hanno colpito la Liguria negli ultimi anni. Attualmente è in corso il recupero delle bare e delle urne cinerarie. Sulle dieci bare già recuperate solo cinque sono state riconosciute grazie alle targhette identificative. Per le altre l’identificazione sarà certamente più complicata. Inoltre, è allo stato di ipotesi l’esame del Dna per le ossa che verranno trovate. Dal Comune, intanto è stata comunicata la notizia che sono in arrivo gli psicologi della Protezione civile per dare conforto e sostegno alle famiglie che hanno perso i resti dei propri cari in mare. La Procura ha già aperto un’inchiesta per fare luce sulla vicenda.