“Il numero di richieste di aiuto e di domande pervenute nei consultori sociali di Caritas lo scorso anno si situava ben al di sopra della media degli anni normali ed è aumentato ulteriormente con la seconda ondata pandemica”. Lo scrive in una nota la Caritas Svizzera sulla crisi che colpisce i più poveri a causa della pandemia. “I provvedimenti per contenere il coronavirus colpiscono in particolar modo la manodopera a basso reddito. Molti dipendenti e lavoratori autonomi hanno fatto di tutto per superare la crisi con le proprie forze”, si legge.
Segnalando “contributi statali insufficienti” e un “tasso di disoccupazione vicino ai massimi storici”, la Caritas evidenzia che “le persone colpite che si annunciano troppo tardi all’assistenza sociale devono mettere in conto delle perdite, poiché i costi non vengono coperti retroattivamente”. “Se gli indipendenti chiudono la loro attività, perdendo così gli averi previdenziali inizialmente investiti, o se i giovani sono costretti a interrompere l’apprendistato, vengono a mancare le prospettive a lungo termine”. Di qui l’appello al Consiglio federale e al Parlamento: “Per garantire il fabbisogno vitale al maggior numero possibile di persone, Caritas ritiene essenziale prorogare l’indennità per lavoro ridotto del 100% per i redditi più bassi fino al termine della pandemia e non interromperla a fine marzo come previsto. Occorre facilitare ancora di più l’accesso all’assistenza sociale e ai servizi di consulenza per far sì che gli aiuti arrivino dove ce n’è bisogno”.