“Dobbiamo tutti imparare gli uni dagli altri. Ma ciò che Israele può fornire è un buon modello per la distribuzione dei vaccini”. È quanto afferma Michal Shir Segman, 41 anni, deputata del Likud, negli ultimi due anni, e aderente a “New Hope – Unity for Israel”, “Nuova speranza”, il partito di Gideon Sa’ar – nato da una scissione con il Likud di Netanyahu – che concorrerà alle prossime elezioni del 23 marzo, le quarte in due anni. I sondaggi accreditano la nuova formazione di destra di almeno 20 seggi contro i 27 del Likud. Con una sinistra divenuta irrilevante nel panorama politico israeliano, il voto di marzo si gioca tutto a destra. Segman è uscita dal Likud successivamente a una polemica con il primo ministro Netanyahu sulla gestione della pandemia. In una intervista rilasciata all’Osservatorio per la stabilità e sicurezza del Mediterraneo allargato, realtà nata nel 2018, su impulso del corso di laurea in Scienze politiche internazionali e dell’amministrazione della Lumsa, la deputata sottolinea che il piano di vaccinazioni israeliano “è un risultato ottenuto grazie al nostro sistema sanitario, in base al quale i cittadini si iscrivono a diverse organizzazioni nazionali di tutela della salute: si tratta di partnership tra pubblico-privato e quindi sono competitivi, ma regolamentati, e forniscono la migliore assistenza su tutta la linea”. Ma ancora più importante, per Segman, è il fatto di aver “digitalizzato il sistema sanitario, il che significa che ogni cittadino può fissare un appuntamento e ricevere aggiornamenti tramite il proprio telefono o computer, naturalmente anche di persona. Ciò consente al sistema di tracciare e condividere le informazioni necessarie con le autorità sanitarie per organizzare e coordinare operazioni di massa come il lancio del vaccino”. “Sebbene abbiamo fatto molto bene a fornire i vaccini a così tanti cittadini – annota la deputata – il Governo ha fallito quando si è trattato dei test in aeroporto e di chiudere le aree con alta mobilità, il risultato è che abbiamo ancora un numero molto elevato di contagi. Abbiamo anche sofferto terribilmente economicamente e abbiamo bisogno di una nuova leadership che possa riunire il Paese per guidare la ripresa, sia economicamente che socialmente”. Nell’intervista Segman tocca vari temi tra i quali la politica estera, in particolare l’Iran e le attese nate con la amministrazione Biden: “Israele e l’amministrazione americana condividono gli stessi obiettivi: impedire all’Iran di raggiungere un’arma nucleare e destabilizzare la regione”. Ribadendo il suo ‘no’ a un ritorno Usa all’accordo sul nucleare, la deputata ribadisce che “qualsiasi soluzione, che la comunità internazionale adotterà per porre fine alla minaccia dell’Iran, dovrà avere una risposta anche per il popolo iraniano, il 30% del quale vive in povertà”.