“Non possiamo rispondere ai danni della pandemia riportando nei centri abitati le slot machines. Non possiamo riavvicinare tali risposte alle fragilità che questi lunghi mesi hanno fortemente accresciuto”. È l’appello lanciato oggi dalla Commissione regionale per la Pastorale sociale e del lavoro della Conferenza episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta e da 20 associazioni e movimenti – tra cui Acli, Azione Cattolica, Comunità Cenacolo, Comunità di Sant’Egidio, Comunità Papa Giovanni XXIII, Forum delle associazioni familiari del Piemonte, Giuseppini del Murialdo, Gruppo Abele, Libera Piemonte, Focolari, Movimento Slotmob, Salesiani, Sermig e Società San Vincenzo de’ Paoli – al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e a tutta l’Assemblea regionale per chiedere che non venga abrogata la legge, approvata nel 2016 all’unanimità, che sta combattendo con successo la dipendenza dall’azzardo. “Come confermano gli stessi dati regionali, forniti di recente dall’Istituto regionale di statistica Ires e dall’Osservatorio sulle dipendenze, la legge n.9 del 2016, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, è stata un traguardo di civiltà che ha posto il Piemonte all’avanguardia nell’attenzione alle persone e alle famiglie più fragili e ne ha fatto un esempio per le altre Regioni”, sostengono i firmatari, rilevando che “ora si registra che in Piemonte in soli tre anni (2016-2019, prima quindi delle chiusure per Covid) i pazienti in carico ai Servizi sanitari sono diminuiti del 20% e i giocatori a rischio sono divenuti in proporzione la metà di quelli del resto d’Italia”. Ciò naturalmente insieme ad una forte riduzione dei volumi di denaro investito”, proseguono, sottolineando che “nello stesso tempo l’incremento del gioco on line è stato inferiore a quello registrato nelle altre Regioni”. Mentre in Consiglio regionale si sta concludendo un iter che dovrebbe portare all’abrogazione della legge con la contestuale proposta di dimezzamento delle distanze dai luoghi sensibili, i firmatari dell’appello chiedono che “si cerchino soluzioni virtuose, in linea con l’art. 41 della Costituzione, dove si ribadisce che la libera iniziativa privata ‘non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana’”. “Il disastro della pandemia – concludono – invoca un forte cambiamento nel campo delle scelte economiche, e come tutti sappiamo sono state messe a disposizione ingenti risorse per le necessarie scelte di sostegno e di riconversione produttiva, per un’economia più attenta alle persone”.