L’arcivescovo di Taranto chiama Draghi, chiedendo che Taranto diventi modello di sostenibilità. L’intricata vicenda legata al disastro ambientale e sanitario dell’ex Ilva dei Riva, con i quasi 400 anni di carcere chiesti dall’accusa, nell’ambito del processo “Ambiente svenduto”, trova spazio nel messaggio di Quaresima rivolto alla comunità ionica. Il procedimento vede 44 imputati, tutti, a vario titolo, accusati dai pm di aver chiuso un occhio, di essersi fatti corrompere rispetto alla denuncia dei danni irreversibili all’ambiente e alla salute, che il siderurgico produceva. Le preoccupazioni sono anche per il presente, con la diatriba tra tutela della salute e tutela del lavoro, ancora lontana da dirimersi. Il pastore ionico però invita alla speranza. “Purtroppo Taranto, oltre alla pandemia, deve combattere più battaglie – scrive mons. Santoro – ma non bisogna scoraggiarsi, anzi riuscire finalmente ad eliminare ogni rischio per la salute dei tarantini e degli operai dello stabilimento siderurgico. Se le indagini epidemiologiche dicono che l’acciaieria immette sulla città sostanze pericolose – e non lo scopriamo ora – è il momento che la politica trovi soluzioni efficaci, globali e definitive. Evidentemente, e ora più che mai, il nuovo governo ne ha la possibilità grazie all’ingente quantità di risorse destinate al Green Deal tra quelle spettanti all’Italia con il Recovery Fund dall’Europa. Se rinascita del Paese deve essere non può che partire da Taranto, archetipo del fallimento dell’economia che ha messo al centro del suo agire il profitto. Come Papa Francesco ci ha più volte invitato a fare, come i tarantini chiedono da tempo, ripartiamo dal valore della persona umana, dalla difesa della vita e quindi della dignità del lavoro, da quella ecologia integrale che è diventata la strada maestra da percorrere. Questa è la strada che percorreremo nella prossima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si terrà qui a Taranto dal 21 al 24 ottobre di quest’anno”. Nel messaggio non è mancato il riferimento al Vangelo, con le parole dell’apostolo Pietro, faro nel cammino. Sobri, vigilanti, nella preghiera e nella carità. Questi i punti toccati, che ha sintetizzato nel finale: “Siamo sobri e vigilanti per poterci dedicare più assiduamente all’ascolto della Parola e alla preghiera. Siamo umili e coerenti per amarci vicendevolmente secondo il precetto della carità, facendo traboccare questo nostro amore intorno a noi, laddove maggiore è la necessità e il bisogno. E siamo portatori di speranza per tutti”, conclude mons. Santoro.