Riscoprire questo tempo “come occasione per entrare in stretta comunione con Dio, una comunione che non ci può essere tolta da alcuna minaccia”: è l’invito dei vescovi lituani che hanno rivolto un messaggio congiunto ai loro fedeli. In alcune parti del Paese sono riprese le celebrazioni in presenza (ma con numeri limitati): per questo i vescovi invitano a partecipare a distanza “a ritiri, iniziative per approfondire i misteri della fede, studio delle Scritture e gruppi di preghiera”, ma sollecitano a non distogliere l’attenzione da “coloro per i quali questo tempo è particolarmente difficile”.
Il vescovo Czeslaw Kozon, scrivendo ai fedeli della Danimarca, si ferma invece sul tema del digiuno e “sull’opportunità speciale per trarne qualcosa in più quest’anno”, scoprendo o riscoprendo che “Dio c’è ed è l’unico che può scongiurare la pandemia, nonostante le tante cose che noi umani possiamo e dobbiamo fare e osservare per prevenire l’infezione”. In un periodo in cui c’è un “involontario eccesso di tempo”, questa diventi opportunità per dare “più tempo per la preghiera, la contemplazione, la lettura, per altre persone”.
Da Stoccolma, il card. Anders Arborelius invece scrive che “la pandemia è stata per molti un momento di prova, simile alla Quaresima per molti versi”. Da qui, l’attesa della Pasqua, anche se “non siamo ancora sicuri” se sarà possibile celebrare in presenza. Il cardinale suggerisce di “considerarlo come un sacrificio d’amore in unione con il sacrificio di Cristo, sarà fruttuoso per tutti coloro che sono ammalati e sofferenti”.
Invece il vescovo di Oslo, Bernt Eidsvig scrive: “Il digiuno sacramentale che sopportate è così rigido che non imporrò né incoraggerò esercizi di penitenza ulteriori rispetto alle disposizioni generali sul digiuno”. Ma suggerisce un programma spirituale per la Quaresima: “Pregare ogni giorno un Padre Nostro e un’Ave Maria extra per includere nella preghiera tutti i morti durante la pandemia, tutti coloro che piangono e sono preoccupati, coloro che soffrono di solitudine spirituale e umana e coloro che sono esclusi dai sacramenti”. E aggiunge: “La scienza medica realizza grandi cose, ma non c’è nulla che possa sostituire la preghiera”. E poi, ricordando che “un effetto collaterale della pandemia è che milioni di persone vengono spinte nella povertà”, sollecita: “Quello che possiamo mettere da parte in questi quaranta giorni può fare una grande differenza per alcuni”. Da Tromsø, il vescovo Berislav Grgić, invita i fedeli alla fiducia e al perdono e cita come esempio da imitare, la riconciliazione tra il Papa emerito Benedetto XVI e “Paolo Gabriele, il protagonista dello scandalo Vatileaks, poco prima della morte di Gabriele”.