“L’Iraq non è Iraq senza cristiani”: lo ha detto ieri il premier iracheno Mustafa al Kadhimi, ricevendo i membri del Consiglio dei capi delle comunità cristiane presenti nel Paese mediorientale. “Noi iracheni” ha rimarcato il premier, le cui parole sono state rilanciate dall’agenzia Fides, “siamo forti nella nostra pluralità culturale e religiosa, e rimarremo come simbolo di coesistenza, tolleranza e vera cittadinanza, nonostante tutte le insidie dei gruppi oscuri che hanno fallito nei loro progetti di distruzione del nostro stupendo Paese”. “La presenza delle comunità cristiane autoctone in Iraq fin dai tempi apostolici – ha rimarcato il leader politico iracheno – conferma la capacità di apertura che connota le civilizzazioni succedutesi fin dai tempi antichi nello spazio territoriale della Mesopotamia”. Al Kadhimi ha ribadito che le istituzioni politiche sono chiamate “a contrastare la corruzione e favorire una convivenza solidale tra le diverse componenti sociali e religiose, affermando il principio di cittadinanza e tutelando le diverse affiliazioni religiose da ogni discriminazione settaria”. L’arcivescovo armeno apostolico Avak Asadourian, attuale segretario del Consiglio dei capi delle comunità cristiane irachene, parlando a nome dell’intera delegazione, ha elogiato gli sforzi dell’attuale governo iracheno volti a tutelare il pluralismo culturale e religioso della nazione.