“Il tempo santo della Quaresima non viene a rabbuiarci nella penitenza, ma ad aprire una breccia da cui filtri la luce della riconciliazione. Convertirsi, per i cristiani, sin dall’epoca antica significa volgere le spalle alle tenebre e scendere nel fonte battesimale guardando verso oriente, confidando nell’aurora”. Lo scrive mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, nella lettera pastorale per la Quaresima. “Sentinella, quanto resta della notte?” (Is 21,11): è questa, per il presule, la domanda di tutti noi, da un anno ormai avvolti nella prova oscura della pandemia. “Il cammino verso la Pasqua – spiega – è un esodo da vivere con i nostri contemporanei, coltivando e condividendo la certezza in Cristo luce di questo mondo: non quello che vorremmo, ma quello che c’è”. Di qui la necessità di orientarsi tramite il discernimento, pratica da intensificare nei quaranta giorni che ci separano alla Pasqua. Come scrive il Papa nella Fratelli tutti, ricordando il contesto storico in cui Francesco d’Assisi rinacque: “In quel mondo pieno di torri di guardia e di mura difensive, le città vivevano guerre sanguinose tra famiglie potenti, mentre crescevano le zone miserabili delle periferie escluse. Là Francesco ricevette dentro di sé la vera pace, si liberò da ogni desiderio di dominio sugli altri, si fece uno degli ultimi e cercò di vivere in armonia con tutti” (FT4). È questo l’augurio del presule per la Quaresima: “Ripartire, ricostruire, rinascere”.